27 gennaio, Giorno della Memoria

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27/01/2022

Sono trascorsi 77 anni da quando le truppe dell’Armata Rossa scoprirono il campo di concentramento di Auschwitz, portando alla luce le torture, gli abusi e gli abomini commessi dalle SS hitleriane. L’Italia fascista, al tempo ancora alleata alla Germania nazista, si macchiò della stessa colpa firmando, per volere del duce e per mano del re, dal 5 settembre 1938, le leggi razziali. Un’onta così imponente e devastante che condannò alla deportazione, alla fuga, alla tortura e alla morte migliaia di ebrei italiani. Gli orrori che vennero perpetrati nei confronti del popolo ebraico, in primo luogo, dei dissidenti, degli avversari politici, degli omosessuali, delle persone diversamente abili, di deportati militari e politici e chiunque avesse osato sfidare i regimi totalitari, vennero scoperti, facendo conoscere, al mondo intero, le atrocità che gli uomini erano stati in grado di infliggere ai propri simili.

Lo scopo della memoria e della “Giornata della Memoria” è, appunto, quello di riflettere su ciò che è stato, affinché le atrocità del passato non vengano più compiute; affinché un singolo uomo non possa più, in alcun modo, decidere di decimare una intera comunità e affinché non si parli più di razze, ma di razza, al singolare, come giusto che sia. E se Primo Levi, autore deportato nel campo polacco e protagonista della “marcia della morte” per far ritorno nella sua Torino e testimone diretto degli orrori vissuti dai prigionieri nei campi di concentramento, diceva che “il passato torna sempre”, è anche vero che l’ascolto, l’attenzione ai fatti, ai racconti e ai resoconti siano necessari per ricordare e fissare nella memoria la testimonianza agghiacciante della Shoah.

È per tale motivo che quest’anno, a causa ancora di una situazione critica dovuta alla pandemia, l’Amministrazione Comunale ha deciso di non organizzare alcuna manifestazione pubblica, dando, tuttavia, il compito della riflessione ai più piccoli. Difatti, fulcro del progetto amministrativo “Meditate che questo è stato”, verso ripreso dalla celeberrima “Shemà”, prefazione al romanzo «Se questo è un uomo», sarà la scuola, tempio della cultura e della storia.

Seminare la conoscenza, discutere e riflettere sul passato, è il primo passo per la formazione di una coscienza personale, civile e collettiva perché, come sosteneva Levi, «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario».

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